10 dicembre 2009

Quattro sorprese

Oggi volevo scrivere delle cose nel blog. Anzi, mi erano venute diverse idee. Tanto che  tra gli argomenti che avrei voluto trattare, ero indecisa su quale scegliere.  Poi però ho ricevuto delle sorprese, del tipo che una pensa: “cacchio, ma veramente?” E mentre lo pensa le viene una vampa e allora si accorge della vampa e capisce che la sorpresa l’ha impressionata sul serio. E tutto questo succede contemporaneamente. Poi una si calma e torna a fare quello che stava facendo prima di ricevere la sorpresa. Però, intanto, prima di calmarsi si era agitata.
L’intero susseguirsi di stati, di prima e di dopo, di agitarsi e di calmarsi, oggi si è verificato quattro volte.
Le quattro sorprese non erano collegate una all’altra, però a me è sembrato che tutte volessero indicarmi la stessa evidenza: che le rane hanno ripreso a saltare.
E quello per me è sempre un buon segno.

30 novembre 2009

I 45 giri di mia madre

“Adoro scavare nei mucchi di ricordi accatastati in cantina. E' come se, facendolo, scavassi contemporaneamente nelle cantine della memoria.”
Mia madre ne aveva parecchi di 45 giri e io quando ero piccola ho passato un sacco di tempo ad ascoltarli. E pure a fantasticarci sopra. Ogni tanto mi capita che ne riaffiori uno alla mente. Per dire, qualche giorno fa ho riesumato una canzone di Francoise Hardy, Tous les garçons et les filles. Nel 45 di mamma lei cantava in italiano e io pensavo sempre: poverina quant’è sfortunata questa qua, che non la vuole nessuno...eppure sembra tanto carina.
Poi ce n’erano due di Aznavour e anche quelli emanavano disperazione. Com’ è triste Venezia e Ed io tra di voi. Così io immaginavo che quel signore dall’accento francese, che sembrava tanto gentile e distinto, doveva soffrire un bel po’, per via di una che a lei di lui proprio non gliene poteva fregare di meno, tanto che si era innamorata di un altro e a lui lo aveva lasciato. E chissà perché il signor Aznavour era tornato a Venezia, ora che la tipa se n’era andata? Però poi pensavo anche che, va be’, almeno lui era un cantante famoso, di lei invece si sapeva soltanto che era una bella stronza.
All’improvviso, a più di trent’anni di distanza, mi sorge il dubbio che i 45 di mamma abbiano avuto una qualche influenza sul mio approccio alle relazioni.
Comunque c’è anche un episodio quasi comico legato a quei dischi tristissimi. Proprio oggi, ascoltando la radio, mi è tornato in mente.
Il guardiano del faro era un cantautore/compositore italiano noto negli anni 70/80. Mia madre aveva due suoi 45 giri che a me piacevano un sacco. Mi aveva colpito specialmente uno, Il gabbiano infelice. La copertina del disco la trovavo bella e poi mi domandavo perché mai un gabbiano fosse infelice. E una volta chiesi a mia madre: perché quel tizio si fa chiamare il guardiano del faro? Ma un nome non ce l’ha? E lei mi rispose che non lo sapeva e poi disse...ah ecco sì, mi sa che il nome vero sia Al Moog...e mi indicò la custodia del disco dove era scritto “al moog: IL GUARDIANO DEL FARO”.
In seguito scoprii che il moog è una specie di sintetizzatore. Lo riferii a mia madre e ridemmo insieme fino alle lacrime.

13 novembre 2009

ROSE

Ultimamente, quando vado a Bologna, sono assalita da venditori di rose. Mi perseguitano. Piu’ dico di no (e io odio dire di no) e piu’ loro insistono. E lo fanno usando le tecniche piu’ svariate. Visi con espressioni surreali mi aggrediscono e generano sul mio viso espressioni ancora piu’ surreali. Una di queste volte penso che mi mettero’ a piangere e urlero’ come una pazza che io le loro rose non le voglio. E che oltretutto non hanno le spine. E che l’unica rosa che vorrei ha le spine ma non la posso avere. E che non so neanche perche’. E che l’odore delle loro rose non lo sento. E che l’odore della rosa con le spine che vorrei ma che non posso avere e non so perche’, quell’odore invece lo sento sempre. Anche quando dormo.

11 novembre 2009

UNO SPAZZOLINO DA DENTI SPECIALE

Il primo novembre mi trovavo a casa di mio cugino in Brianza. Lui ha una cagnolina di un anno che si chiama Lola. Noi due, io e Lola, guardandoci, ci siamo riconosciute da subito compagne di giochi.
Poco prima che ripartissi, lei ha scovato il mio spazzolino da denti e si è divertita a renderlo irriconoscibile. Io ho detto a mio cugino dispiaciuto che “Non fa niente, figurati, è solo uno spazzolino.” Invece con Lola ho fatto finta di arrabbiarmi.
Dopo me ne sono andata, per tornare a Parma senza il mio spazzolino.
Quando sono arrivata a Milano centrale, ho realizzato all’improvviso che quello lasciato incautamente in balia di Lola non era uno spazzolino qualunque. Lo avevo comprato la mattina di un giorno speciale, perciò non poteva che essere uno spazzolino speciale.
Quella volta lì, appena comprato lo spazzolino, ero andata oltre lo specchio, dove tutto sembrava realmente incantato o incantevolmente reale. Persino certe cose brutte che prima c’erano mi pareva non ci fossero più. Poi però mi sono ricordata che c’erano davvero e allora ho detto che c’erano e l’incantesimo si è spezzato. Dopo non è che proprio sia tornata dall’altra parte dello specchio, da dove ero venuta; cioè, ci sono tornata fisicamente, ma la mia ombra è rimasta là, coi ragni che vivono e i pioppi che muoiono. Boh, chissà come andrà a finire...
Il primo novembre, lo stesso giorno in cui ho capito, alla stazione di Milano, di aver perso uno spazzolino da denti speciale, moriva Alda Merini.
Allora ho pensato che tutto cambia, ma la poesia resta. Anche quando i poeti non ci sono più.

26 ottobre 2009

Petit-déjeuner a suon di sputi.

L’altra mattina ho fatto colazione in un bar vicino all’ospedale di Parma. Mentre gustavo il mio cornetto alla crema e sorseggiavo il mio cappuccino tiepido (lo chiedo sempre così, perché le bevande calde, o almeno calde secondo il senso comune, per me sono troppo calde), due baristi e un pizzaiolo (che poi mi sono detta: “ma guarda questo bar che c’ha anche il pizzaiolo che lavora di mattina...insolito...”) sembravano rapiti da un’accesa conversazione con due loro clienti abituali (abituali è una mia illazione, ma via...la confidenza dei toni tra gli interlocutori non lasciava molti dubbi).
I cinque discutevano di un conoscente comune, un dottore, che loro avevano visto sputare per terra. Descritto l’antefatto, hanno continuato dissertando sugli sputi e il vivere civile. “No, ma ti pare che uno...dico, quello era uno sputo verde. Che ne so, capirei al limite uno sputo solo di saliva...E poi di fronte a tutti...”
Io ho finito di degustare cornetto e cappuccino e loro stavano ancora parlando di sputi.
A me, cui viene da vomitare con estrema facilità, questa volta è venuto da ridere per la soddisfazione. Del resto è stata la mia prima esperienza di una colazione a suon di sputi.
Penso che faccia molto “saloon”.

Esorcismo col riso

Ho scoperto Velimir Chlebnikov dal blog di Paolo Nori. Lui l’ha studiato molto e lo considera molto di più. E ciò a me quasi basterebbe come motivazione ad approfondire.
Velimir Chlebnikov e’ un poeta del futurismo russo.
Io ho iniziato a leggere alcune sue poesie, le prime che ho trovato.
Due di esse mi hanno confermato che avevo fatto bene a fidarmi di Paolo Nori...riguardo al molto di più.
Questa è una (il titolo non lo so):

La legge delle altalene prescrive
Che si abbiano scarpe ora larghe, ora strette.
Che sia ora notte, ora giorno.
E che signori della terra siano ora il rinoceronte, ora l’uomo.

Questa è l’altra, intitolata “Esorcismo col riso”:

Oh, mettetevi a ridere, ridoni!
Oh, sorridete ridoni!
Che ridono di risa,
Che ridacchiano ridevoli,
Oh, sorridete ridellescamente!
Oh, dell’irriditrici surrisorie
- il riso di riduli ridoni.
Oh, rideggia, ridicolo
Riso di ridanciani surridevoli!
Risibile, risibile!
Ridifica, deridi, riduncoli, riduncoli,
Ridaccoli, ridaccoli!
Oh, mettetevi a ridere, ridoni!
Oh, sorridete, ridoni!

Se la leggo ad alta voce, alla fine mi viene da ridere. Anche se la leggo tra me e me.
Quindi ho deciso che l’appenderò in camera per rileggerla quando sarò triste. Tante e tante volte, finché non mi verrà da ridere.

23 ottobre 2009

Uno strano sogno

Qualche anno fa mi ammalai con una strana forma influenzale che mi fece venire l’artrite. Rimasi a casa per molti giorni e passai pure una settimana all’ospedale. Poi improvvisamente guarii, come si guarisce dall’influenza.
Mi ricordo che durante la malattia una notte feci uno strano sogno.
Stavo parlando con una persona che conoscevo allora e che, a dire il vero, conosco anche ora. Qualcuno che non ho mai frequentato veramente, ma che è un po’ come se l’avessi fatto.
Nel sogno eravamo sospesi nel buio, simili a due figure disegnate in un fumetto con lo sfondo tutto nero.
A volte nei sogni si fanno delle riflessioni, come se si stesse guardando un film. Io pensai che non c’entrava nulla che stessi sognando quella persona in quel momento.
All’improvviso la figurina del fumetto si staccò dallo sfondo nero con uno scatto repentino, venne verso di me e mi baciò con appassionata naturalezza. Poi si allontanò indietreggiando di qualche passo e rimase in silenzio, sempre sullo sfondo nero. Che comunque nei sogni mica si sentono le parole.
Ricordo ancora i suoi occhi spalancati che mi fissavano. Più grandi del silenzio.
Poi di colpo mi svegliai, sentendomi stralunata per via di quello strano sogno, che non c’entrava niente.
Quando ci ripenso, ancora mi domando cosa avrà voluto dire.
Non l’ho mai raccontato a nessuno.

22 ottobre 2009

Il prosciutto dolce di Parma

Oggi durante la mia pausa pranzo sono andata in un bar dove non vado mai e ho scoperto con rammarico che nel mio panino c’era prosciutto dolce di Parma. Ogni volta che lo mangio, il prosciutto dolce di Parma, penso che gli esseri umani, se non fossero stati condizionati da sovrastrutture culturali, praticherebbero tranquillamente il cannibalismo. Altrimenti non si spiegherebbe come possano gustare il prosciutto dolce di Parma.
A me invece manca da morire il prosciutto nostrano che mangiavo quando vivevo in Umbria. Mi manca persino piu’ di quello che si trova dalle mie parti, nelle Marche.
Il prosciutto nostrano e' uno di quei cibi che mi vanno sempre, anche quando sono piena. Un po' come la torta di mele e il gelato.

21 ottobre 2009

UNA BICICLETTA SENZA SELLA

L’altra sera sono uscita dal lavoro che erano quasi le otto. L’autobus era pieno di studenti erasmus e non ho trovato posto per sedere. A quel punto ho iniziato il rosario di imprecazioni silenziose che di solito avvio quando, se non avessi abbastanza autocontrollo, picchierei il primo che mi capitasse a tiro. Che poi, mi sa che dipende da me il voler menare la gente e non da quello che fanno loro. Be’, comunque, tornando all’autobus (o dovrei dire “sull’autobus”?), quasi all’inizio del rosario, una ragazza mi ha sorriso amabilmente e mi ha chiesto, in un italiano impreziosito da un accento francese: “Signora, vuole sedere?”. Io, colta un po’ di sorpresa, ho rifiutato ringraziandola. In realta’ avrei voluto dire di sì. E allora mi sono sentita come quelle anziane che non accettano l’offerta di un posto a sedere e te lo comunicano vagamente innervosite, quasi vogliano urlarti: “Signorina, vecchia sarà lei!!!”
Nonostante tutto, la ragazza francese ha continuato a sorridermi (magari era contenta di non essersi dovuta alzare). Poi, prima di scendere dall’autobus, si è avvicinata e mi ha chiesto un consiglio. Avevano appena rubato la sella della sua bici e voleva sapere dove avrebbe potuto trovarne un’altra per sostituire quella scomparsa. Le ho detto che non avevo idea, ma che forse sarebbe stato più semplice comprare una bici usata gia’ munita di sella.
Sono tornata a casa pensando che la mancanza di una sella puo’ rendere inutilizzabile una bicicletta. Concetto meno ovvio di quanto non possa sembrare.

2 ottobre 2009

Vomitare di meno, litigare di piu'

L’altra sera ero alla fermata dell’autobus e mi veniva da vomitare, quando ho notato due ragazze completamente assorbite da una lite di coppia. Una era furiosa per qualcosa che aveva fatto l’altra; l’altra difendeva energicamente la propria posizione. Non e’ che gridassero, ma le loro voci si alternavano sonoramente e in modo concitato. Siamo salite sullo stesso autobus. Loro hanno continuato a litigare. Poi sono scese alla fermata prima della mia.
Dopo circa mezz’ora ho ripreso l’autobus per andare a casa. E ho visto risalire le ragazze alla fermata successiva. Ora sembravano tranquille. Parlavano tra loro con naturalezza, quasi conversando. La lite mi pareva superata.
A me viene spesso da vomitare e a volte vomito, ma non litigo mai. Discuto, certo, ma una sana litigata non la faccio da secoli.
L’altra sera, tornando a casa, ho trovato improvvisamente lampante quanto sia necessario per me imparare a litigare.
Poi mi sono accorta che lo stimolo del vomito non ce l'avevo piu'.

28 settembre 2009

Collisioni inattese

E’ successo lo scorso marzo. Stavo camminando lentamente verso la stazione di Parma, quando all’improvviso, materializzatosi dal nulla, un tizio mi e’ venuto addosso. Il suo sopracciglio sinistro ha colliso violentemente con la mia tempia destra e io sono stata scaraventata a terra. Prima di rialzarmi l’ho guardato sorpresa e ho colto la sua smorfia di dolore. Mi sono scusata. Lui e’ corso via senza dire nemmeno una parola.
Quando ho raccontato l’accaduto a mio padre (UNA DECINA DI ORE PIU’ TARDI) lui mi ha detto con preoccupazione di andare al pronto soccorso...”queste cose sono pericolose. Non hai sentito che oggi e’ morta quell’attrice (Natasha Richardson) per un trauma cranico perche’ non si era fatta controllare???”
Mia madre invece mi ha chiesto se il tipo della collisione fosse bello...”non si sa mai...magari era l’uomo della tua vita...”
Con un misto di terrore e simpatia ho pensato che...si’, sono decisamente la figlia di entrambi i miei genitori.

25 settembre 2009

Il mio dottore

Il mio dottore somiglia un po' a Zanardi, ma coi capelli corti e vestito da dottore. Da ragazzo deve essere stato parecchio timido. E di sicuro ha un temperamento molto nervoso, che penso abbia imparato a contrastare, dato che lavora soprattutto con anziani.
Coi suoi pazienti (quelli che la sanno usare) lui comunica per email. I messaggi che scrive mi ricordano telegrammi; difficilmente mette gli articoli.
Nella sala d’attesa del suo studio ha appeso quadri che mi piacciono; secondo me sono regali di amici suoi artisti.
Il mio dottore mi e’ simpatico. Penso anche che sia piuttosto avanti.

23 settembre 2009

Fraintendimenti e dubbi

Catturata da un pre-titolo fuorviante (ELOGIO DELLA FOLLIA), ho letto da poco un articolo in cui venivano dispensati suggerimenti su come vestire seguendo i dettami dell’ultima moda. Il titolo vero era “Mix rischiatutto”.
Dell’intero articolo mi ha colpito solamente un commento lapidario, che suonava come una specie di sinistro monito: “ATTENZIONE: CI VOGLIONO FEGATO E PERSONALITÀ.”
Sono abbastanza sicura di possederli entrambi...ho pensato.
Ho invece qualche dubbio sulla loro sanità.

Condivisione

Penso sia una gran fortuna condividere qualcosa con qualcuno che ammiriamo smisuratamente, che troviamo geniale e pure bello da mozzare il fiato, del quale ci piace un po’ tutto...debolezze incluse.
Io, ad esempio, sono nata nelle Marche sotto il segno dei gemelli...come PAZ

Tempismo

C.: Se non mi vieni a trovare al piu’ presto, ti diseredo!!!
Io: Sì sì, vengo prestissimo...tra l’altro vorrei tanto incontrare quel tuo amico...l’asceta...
C.: Mmmh...c’ho litigato proprio oggi...
Io: Mmmh...il mio solito tempismo...

Io a Parma

Paolo Nori (scrittore parmigiano) è una delle perle locali che mi sostengono emotivamente quando tento di convincere me stessa che vivere a Parma è una cosa eccezionale.
Lui però abita a Bologna...per dire.