L’altra mattina ho fatto colazione in un bar vicino all’ospedale di Parma. Mentre gustavo il mio cornetto alla crema e sorseggiavo il mio cappuccino tiepido (lo chiedo sempre così, perché le bevande calde, o almeno calde secondo il senso comune, per me sono troppo calde), due baristi e un pizzaiolo (che poi mi sono detta: “ma guarda questo bar che c’ha anche il pizzaiolo che lavora di mattina...insolito...”) sembravano rapiti da un’accesa conversazione con due loro clienti abituali (abituali è una mia illazione, ma via...la confidenza dei toni tra gli interlocutori non lasciava molti dubbi).
I cinque discutevano di un conoscente comune, un dottore, che loro avevano visto sputare per terra. Descritto l’antefatto, hanno continuato dissertando sugli sputi e il vivere civile. “No, ma ti pare che uno...dico, quello era uno sputo verde. Che ne so, capirei al limite uno sputo solo di saliva...E poi di fronte a tutti...”
Io ho finito di degustare cornetto e cappuccino e loro stavano ancora parlando di sputi.
A me, cui viene da vomitare con estrema facilità, questa volta è venuto da ridere per la soddisfazione. Del resto è stata la mia prima esperienza di una colazione a suon di sputi.
Penso che faccia molto “saloon”.